I Carbonai di Serra San Bruno
- NOI Outdoor Project
- 15 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Il loro lavoro, la loro vita.

Siamo tra le montagne calabresi, a Serra San Bruno, piccolo comune della provincia di Vibo Valentia immerso in una natura incontaminata dove predominano faggete e pinete. Qui si consuma un rituale rimasto intatto da migliaia di anni, ovvero la produzione del carbone vegetale, fatto con sapienza e metodo antico.
Il mestiere del carbonaio si tramanda di padre in figlio: in epoche passate rappresentava una forma di sostentamento per molte famiglie.
Fare il carbonaio richiede grandi conoscenze e abilità. Per costruire una carbonaia, in dialetto locale “scarazzu”, è molto importante conoscere esattamente il tipo di legna adatta per la sua costruzione e i tempi di cottura. Bisogna disporre dell'esperienza e delle conoscenze tecniche per definire la temperatura esatta all’interno della carbonaia. Tutti questi elementi sono fondamentali per ottenere un carbone di qualità.
La richiesta di carbone vegetale, prodotta seguendo questi antichissimi metodi, è drasticamente diminuita con l'avvento della produzione industriale. Quest'ultima ha permesso di sfruttare macchinari e tecnologie avanzate, rendendo a confronto il lavoro del carbonaio artigianale estremamente faticoso. La produzione su larga scala ha così portato a una importante riduzione del numero di carbonai.
Nonostante ciò, ancora oggi, alcune persone perseverano nel praticare il mestiere del carbonaio, mantenendo viva l’antica tradizione di Serra San Bruno. Questi continuano a produrre carbone vegetale in piccole quantità, dedicando gran parte del loro tempo ed energia a questo lavoro faticoso ma prezioso dal punto di vista culturale.
Praticare il mestiere del carbonaio oggi vuol dire mantenere vivo il legame con un passato lontano, preservando antichi saperi e tradizioni. Questo lavoro, che in altre parti d’Italia è scomparso del tutto, continua ad esistere grazie all'amore e la dedizione di pochi individui che lo considerano una componente fondamentale della propria identità e desiderano conservarlo per le future generazioni.
Fuoco, terra, aria e acqua sono gli elementi naturali presenti nella carbonaia. Gestendone l'equilibrio di questi il carbonaio è in grado di comprendere cosa stia accadendo all’interno di essa.
La carbonaia è alta 5 metri ed è formata da pezzi di legno sapientemente allineati in modo da non far entrare aria all’interno della camera di cottura. Il tutto viene poi ricoperto di paglia e terra, infine bagnato affinché sia garantito il processo d'isolamento. Avviato il fuoco bisognerà monitorare costantemente lo “scarazzu”. L’osservazione di effetti quali la variazione del colore del fumo, l'umidità della terra e gli schiocchi del fuoco permetterà di capire l'esatta fase della cottura. Quindi bisognerà valutare se necessiti di umidità, di essere nutrito con altra legna oppure se sia necessario far entrare ossigeno all’interno di esso per alimentare il fuoco. I carbonai considerano “lo Scarazzo” come una creatura che richiede cure e attenzioni.
Questo mestiere richiede abilità e conoscenze specifiche che si tramandano di padre in figlio, conoscenze alchemiche, ingegneristiche e persino artistiche. Si tratta di abilità che possono essere acquisite solo rimanendo a stretto contatto con la carbonaia, crescendo in quei luoghi, osservando fin da bambini i gesti e il lavoro dei padri, iniziando in giovane età a costruire piccole montagne di legna.
Fino a poco meno di un secolo fa, le famiglie dei carbonai vivevano tutto l'anno nelle montagne, spostandosi dove trovavano abbondanza di legna buona per produrre carbone. Vivevano isolate dal mondo, a stretto contatto con la natura. Ancora oggi, malgrado gli inesorabili cambiamenti della vita moderna, il carbonaio rimane una figura che vive in connessione profonda con la propria terra e le sue tradizioni, mantenendo vive antiche conoscenze e competenze.
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