Europa Tribale : Riti e miti
- NOI Outdoor Project
- 5 apr
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Carnevali e maschere arcaiche . Di Manuel Schiavi

Prendiamo come esempio le maschere dei Krampus, queste sono collegate alla figura di San Nicolò. Il Santo divenne popolare sulle Alpi tedesche perché permise la concessione di queste pratiche pagane riconciliando i rapporti con la Chiesa. Ecco che a fianco di processioni mascherate compare la figura del Santo che porta doni ai bambini. La sferadel bene e del male si trovano qui a confronto.
Di diavoli ne compaiono un pò dappertutto, in tutti i territori di montagna e non solo. Forse uno dei più belli, a mio parere, l’ho trovato in centro Italia e più precisamente a Tufara. Qui, in Molise, si svolge un colorato carnevale in cui un giovane del paese viene vestito con pelli d’animale e danzerà in ogni vicolo indossando la tipica maschera di cartapesta con la linguaccia rossa: ecco appunto la pantomima del Diavolo. Parlare dell’origine dei miti e dei riti non è semplice, ci si imbatte spesso in varie interpretazioni e talvolta in influenze difficili da decifrare in modo esaustivo. Sono state fornite molte spiegazioni ma non si è mai arrivati a conclusioni definitive dei vari aspetti, simbolismi, e sincretismi di questi riti. Un patrimonio intangibile in continua e rapida trasformazione. Si definisce, appunto, memoria immateriale e suggerisce implicazioni storiche e antropologiche di grande impatto. La mitologia costituiva una forma iniziale di filosofia dell’uomo primitivo. Era chiaramente un tentativo di rispondere a quelle domande generali sul mondo che da sempre si pongono all’umanità. La cosa fondamentale è riconoscersi portatori di un grande evento culturale che abbraccia l’intera Europa e che permette di misurarci e comunicare con
altri vicini. Assistiamo ad uno stesso evento culturale, espressione di simbolismo rurale e pastorale e di costante riferimento al demoniaco, al selvaggio, al risveglio della vegetazione che rappresentano un concetto naturale che deve essere pacificato per volgere il potere a nostro favore.
La prima cosa che i primitivi potevano sapere sull’universo e sul suo dispiegarsi era che esisteva un ciclo delle stagioni essenziale alla vita e questi riti assicuravano la ciclicità delle cose.
Le società arcaiche si sentivano solidali con il cosmo e questo era organizzato e supportato da divinità o esseri soprannaturali.E la storia viene proprio garantita dai miti e dai riti. Si parla di un ritorno ad un tempo mitico, ad un tempo della creazione e delle origini.
Quindi celebrare riti e processioni mascherate ci riporta a quel momento originario in cui le divinità erano impegnate nel creare e mantenere il cosmo. Il rito propone una rigenerazione del tempo. Assistiamo ad un rigenerarsi della natura che assicura continuità alla vita e all’intera comunità. Ecco perché si parla spesso di morti che tornano in vita per visitare i vivi, perché é proprio il ripetersi di un processo di cosmogonia in un periodo di abolizione del tempo normale. Richiamo il concetto di liminale, di un periodo in cui vivi e morti convivono.
Le notti delle nebbie (Raunächte in tedesco, notti da Natale all’Epifania), erano quelle notti in cui strani spiriti si facevano amici con i contadini e pagani per propiziarsi il rinascere del tempo. Una religione antica che potremmo definire come religione della fertilità che ci parla dei culti di fertilità precristiani e della presenza di un Dio che muore e risorge proprio come lo spirito della vegetazione.
Si intende quindi esercitare un controllo sulla natura e richiamare la primavera attraverso specifiche pratiche tipo l’utilizzo dei campanacci che oltre a dare ritmo al rito risvegliano simbolicamente la natura.
Questi rituali sono comuni a tutti i popoli europei; le forme principali coincidono, differiscono solo i periodi, i dettagli, i nomi, le esecuzioni e le interpretazioni popolari. Oltre al mio sito web citato sopra, Vi invito a seguirmi sulle mie pagine social:
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